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Una nuova quotidianità si è mostrata a noi da un po'; ci rivela qualche difficoltà nel cambio di abitudine, nella necessaria e indispendabile limitazione di movimenti, ma sa regalare tempo e opportunità di riflessioni. Mi capita di affacciarmi alla finestra. Da quanto non lo facevo, o meglio: sì, mi affacciavo anche prima, ma senza prestare attenzione. Me ne stavo lì distrattamente,pochi attimi. Guardavo lo spazio dinnanzi a me, e la mente era da tutt'altra parte. Ora, apro la finestra e mi accorgo di guardare, osservare, ascoltare. Un silenzio che non è un silenzio; è un percepire quel mondo che è sempre stato lì. Fuori dalla mia finestra.

E il mio sguardo va lontano, raggiunge il profilo delle montagne, ancora bianche per l'ormai allentato abbraccio dell'inverno; incontra i cespugli bianchi e gialli che spuntano qua e là; poi ritorna e accompagna il gatto che passeggia indisturbato nella campagna. Mi perdo nell'orizzonte lontano, ma anche in quello vicino, puntellato da tetti che mai come ora vedo custodi di sicurezza, calma e tranquillità. Un paesaggio che scopro rincuorante; odora di natura, di bello, di umanità, nonostante tutto. Sì, questo paesaggio  è sempre stato qui, ma io non c'ero. Che bellezza riscoprirlo.