UN DIARIO PER...

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    Di scrittura diaristica ne ho sempre sentito parlare, ma non l'avevo ancora affrontata e conosciuta da vicino. Credo  che il diario sia presente nell'infanzia della maggior parte delle persone. Il mio, lo ricordo ancora: formato quadernone, pagine color panna raccolte in una copertina rosa confetto, di un materiale setoso, nell'angolo in basso a destra  c'era la figura di una bambina con lo sguardo rivolto all'insù. Ero affezzionata soprattutto al lucchetto a forma di cuore, mi trasmetteva un senso di sicurezza, come se i miei pensieri potessero per sempre rimanere al sicuro. Ho scritto per qualche tempo, poi l'ho abbandonato e oggi, a distanza di molti anni, mi avvicino ai diari con un altro approccio. L'ho fatto per il diario di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'arte Moderna di Roma, che si chiede"Perché io ho scritto un diario, il mio diario? Forse per il bisogno inconscio di comunicare, di far sapere agli altri i miei pensieri, sentimenti, necessità, desideri..."

    per poi dedicare il diario "... ai giovani che verranno, nella speranza che gli avvenimenti e i sentimenti che svi sono narrati siano di aiuto morale a qualcuno".  Il diario quindi non è legato solo alle parole "segreto";  "infanzia", "qualcosa di personale". E' una testimonianza di vita e ogni vita la si affronta attraverso esperienze, mettendo in pratica risorse, delineando pensieri e riflessioni. L'incontro con la lettura di un diario è sì un incontro personale, ma anche un entrare in punta di piedi da una porta lasciata socchiusa che, se si ha il coraggio di spalancare, non può che mostrare tracce di esitenza che renderanno ancora più completa la nostra, proprio come accade durante quelle sane conversazioni nel segno dell'amicizia. Conoscere una persona è saperla ascoltare attraverso le sue parole, è sedersi idealmente sul suo divano e vederla muovere nei suoi ambienti, scovarne gli interessi, le ambizioni, i gusti e apprendere nuovi insegnamenti. Ogni lettura apre il senso delle parole, le rende capaci di sussurrarci suggerimenti, proprio come si legge nella prefazione del manuale di biblioterapia di Marco Dalla Valle, "si ha bisogno di parole che salvino. Di parole capaci di suggerire ad ognuno di noi come andare avanti nei momenti bui." E allora sì che si comprende la domanda di Palma Bucarelli." Perché si scrive un diario?".  In un recente convegno, ho ascoltato le parole della scrittrice Michela Gusmeroli che diceva come "la scrittura di un diario sia una scrittura quotidiana, quasi un esercizio, serve allenamento...", quindi il diario porta in sé il valore di dedizione verso la parola, verso il proprio narrare. Nel suo più recente libro, "Sinfonia a tre voci", Esther Basile narra che l'esperienza di scrivere un testo porta in sé la manifestazione del sublime, è avere fiducia nel potere della parola. L'allenamento quotidiano è un coltivare il proprio giardino zen, chiudersi per qualche attimo in sé stessi al fine di dare forma a un linguaggio che si dona agli altri, che permette al profondo di emergere, di mostrarsi. In questo momento storico quante coscienze avrebbero bisogno del silenzio per ritrovarsi, quanti spazi bianchi e momenti di "sospensione" sarebbero opportunità per nuovi diari da riscoprire in un prossimo futuro... E certo il inguaggio e le strutture semplificate dall'uso di simboli, darebbero ai posteri un bel grattacapo... ma questa è un'altra storia... è un altro diario.

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    Sabato, 27 Aprile 2024
    di Francesca Girardi

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