Di scrittura diaristica ne ho sempre sentito parlare, ma non l'avevo ancora affrontata e conosciuta da vicino. Credo che il diario sia presente nell'infanzia della maggior parte delle persone. Il mio, lo ricordo ancora: formato quadernone, pagine color panna raccolte in una copertina rosa confetto, di un materiale setoso, nell'angolo in basso a destra c'era la figura di una bambina con lo sguardo rivolto all'insù. Ero affezzionata soprattutto al lucchetto a forma di cuore, mi trasmetteva un senso di sicurezza, come se i miei pensieri potessero per sempre rimanere al sicuro. Ho scritto per qualche tempo, poi l'ho abbandonato e oggi, a distanza di molti anni, mi avvicino ai diari con un altro approccio. L'ho fatto per il diario di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria Nazionale d'arte Moderna di Roma, che si chiede"Perché io ho scritto un diario, il mio diario? Forse per il bisogno inconscio di comunicare, di far sapere agli altri i miei pensieri, sentimenti, necessità, desideri..."
